venerdì 22 giugno 2012

Ana e Mia: quando l’alimentazione diventa un problema.


La mia vita è controllata da due personalità: Ana e Mia. Ana mi fa stare bene, mi fa sentire bella, mi fa sentire importante, mi fa sentire libera. Mia mi uccide dentro, mi fa sbagliare, mi rende brutta, mi rende cattiva, mi rende un fallimento. Due personalità contrastanti ma così legate l'una all'altra...Si alternano, si intrecciano, mi fanno diventare pazza. Devo uccidere mia prima che lei uccida me e la ucciderò grazie ad ana.
Inizia così il mio viaggio alla scoperta di un mondo a me sconosciuto, fatto di ragazzi ma soprattutto ragazze alle prese con due tra i disordini alimentari più diffusi e devastanti che esistono tra gli adolescenti: l’anoressia e la bulimia.
L’anoressia, che significa letteralmente “senza appetito”, spinge una persona a ridurre fino a quasi interrompere la propria alimentazione per la paura ossessiva di ingrassare. La persona anoressica non prende cibo e fa di tutto per dimagrire: spesso vomita per evitare di metabolizzare il cibo ingerito.
Molto simile all’anoressia è la bulimia, che significa letteralmente “fame da bue”: essa consiste in uno smodato desiderio di mangiare, seguito da forti sensi di colpa che portano la persona bulimica a voler eliminare il cibo ingerito attraverso il vomito autoindotto o l’uso esasperato di lassativi.
Due malattie di cui si parla meno di quanto si dovrebbe e attorno alle quali esiste un mondo nascosto e spesso clandestino costituito da centinaia di siti, blog e forum che coinvolgono migliaia di adolescenti e non solo.

Quello che si legge sul web fa rabbrividire e dà l’idea di quanta sofferenza ci sia dietro queste due malattie:
“Toglietevi dalla testa che vomitando risolvete la schifosissima abbuffata in cui siete cadute! L’abbuffata non è ammissibile! E’ solo in caso di emergenza, deve essere un gesto estremo, all’abbuffata non bisogna mai arrivarci! MAI! ANA è ordinata, pulita, perfetta! Ti mette il potere e il controllo nelle mani…”
E ancora:
“Vomito incessantemente tutto il giorno e più vomito più mi sento in colpa, più mi faccio schifo, più mangio e più vomito”.
Ancora più inquietante è quest’altra testimonianza:
“Ho 16 anni e l’anno scorso ero ana pesavo 34/35 kg x 1,66 di altezza. Poi ho deciso di uscirne e a giugno pesavo 49 kg e non ero né ana né mia. Ora, però purtroppo sono mia e voglio tornare ana!!!ciao un bacio a tutte…”

Si tratta di un mondo che, se da un lato mi è distante – sono un educatore, non uno psicologo o un medico -, dall’altro mi inquieta per le conseguenze devastanti che ha su molti adolescenti.
Si tratta di malattie che richiedono interventi specialistici, di ambito soprattutto psichiatrico oltre che alimentare. Tuttavia da educatore mi interrogo su quali siano le cause che portano molti ragazzi ma soprattutto ragazze ad avere con il proprio corpo un rapporto così conflittuale da rovinare la propria esistenza e, ovviamente, quella di chi sta loro accanto.
Mi rendo conto che probabilmente le cause sono tante e complesse ma non riesco a credere che, di fronte alla non accettazione patologica del proprio corpo, non ci sia anche una carenza educativa da parte di chi quella accettazione dovrebbe favorirla sin dalla nascita, ossia i genitori.
Lungi da me il desiderio di colpevolizzare chi spesso soffre con i figli e più dei figli per una situazione dolorosa e difficile da gestire.

Tuttavia non posso fare a meno di chiedermi: dove sono i genitori quando uno dei loro figli comincia a dimagrire in maniera così vistosa da scomparire quasi dietro ai vestiti? Come fanno a non accorgersene? Che modelli offrono ai loro figli perché questi possano identificarsi con essi? Quanto dialogo cercano di instaurare con loro sin da quando sono bambini?
Forse queste sembreranno domande semplici e scontate. Tuttavia è con azioni semplici e abituali che si formano i figli. L’educazione non è mai frutto di pratiche eccentriche o straordinarie. Straordinari sono quegli interventi che diventano necessari per sistemare qualcosa che a un certo punto ha smesso di funzionare correttamente. Non sarebbe meglio pensarci prima?

Articolo pubblicato sulla versione online di Familiaria

2 commenti:

  1. Pienamente d'accordo!
    http://www.youtube.com/watch?v=KRNGxCBKUw8

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  2. Grazie del contributo, Nicole. Con l'occasione ti informo che questo blog non viene più aggiornato perchè si è trasferito a questo indirizzo: www.lasfidaeducativa.it

    Spero di ritrovarti lì :-)

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