venerdì 24 giugno 2011

Il bene di chi?

Nelle isole Salomone, quando la gente di quelle tribù vuole deforestare un pezzo di giungla, per ricavarne terra da coltivare, quella gente non abbatte gli alberi. Si avvicina all'albero e lo insulta con ostinazione; poi lo maledice e, piano piano, l'albero alla fine si secca. Poi cade a terra da solo.
Sono parole tratte da un film che ho avuto la fortuna di vedere qualche mese fa. Da tempo un amico insisteva perché lo vedessi, ma un po’ per la mancanza di tempo, un po’ perché il titolo non mi attraeva più di tanto, ne avevo sempre rinviato la visione.
E invece ho avuto l’ennesima conferma che non bisogna mai fidarsi dei pregiudizi, perché l’ho visto e devo riconoscere che ne è valsa la pena: sembra fatto apposta per un educatore. Dovrebbero vederlo in particolare quei papà che mostrano insofferenza per un figlio che non è all'altezza delle loro aspettative, un figlio che, a loro dire, non fa bene qualcosa in cui “dovrebbe” invece essere il migliore.
Sempre che sia un bene per il figlio essere il migliore.

Sì, perché un genitore, quando fa di tutto, giustamente, per ottenere il bene di suo figlio, dovrebbe innanzitutto chiedersi: sto cercando il bene di chi? Il bene di mio figlio? Oppure quello che io ho deciso per lui?
La risposta sembrerebbe scontata, ma non è così. O, almeno, non lo è sempre.
Quanti papà proiettano nei figli le aspettative di una vita – la propria – della quale non si è pienamente soddisfatti?
O quanti pur non arrivando a questo, considerano lecito - quasi doveroso - pianificare il futuro dei propri figli? Altrimenti – pensano giustamente – non arriveranno mai ad essere qualcuno; non arriveranno ad essere felici.
Sembra di sentirle, queste parole, di fronte ad un insuccesso scolastico oppure sportivo del figlio: “Lui deve riuscirci, è per il suo bene! Altrimenti non sarà mai nessuno nella vita!”

A un papà o a una mamma che pensassero così bisognerebbe porre alcune domande.
Chi ha deciso che tuo figlio deve essere il più bravo della classe?
Chi ha deciso che deve diventare un campioncino di tennis? O che deve incantare compagni e parenti suonando divinamente il pianoforte?
Chi ha deciso che deve essere tanto bravo quanto lo è stato il fratello maggiore?
E se non ci riesce, ti sei chiesto il perché? Hai pensato che forse i suoi talenti sono altri, oppure che c'è qualcosa che lo blocca e che non riesce a comunicarti perché le tue pressanti richieste gli mettono paura e gli impediscono di parlarti?

E' bene che i genitori si facciano queste domande. Sì, perché una reazione sbagliata nei confronti di un figlio che non vuole o non riesce ad essere il migliore nell’ambito che essi hanno deciso per lui, potrebbe segnarlo per tutta la vita.
Potrebbe portarsi a lungo le ferite di non essere stato all'altezza di quello che i suoi genitori sognavano. E queste ferite sono difficili da rimarginare, soprattutto se gli sono state inferte, anche se involontariamente, da coloro le cui parole e i cui atteggiamenti hanno un grande peso - nel bene e nel male - nel suo viaggio verso la maturità.

Qualche tempo fa un ragazzo mi diceva che non avrebbe mai studiato, per non dare nessuna soddisfazione ai genitori: si sentiva sotto pressione da anni, e la sua reazione più naturale era quella di rifiutare per principio l’idea di prendere un buon voto a scuola. Reazione che lui stesso, razionalmente, giudicava illogica ma che emotivamente non riusciva a gestire in maniera diversa.

I ragazzi, soprattutto se adolescenti, hanno una spiccata sensibilità nel cogliere la coerenza e la sincerità dell’atteggiamento degli adulti che hanno di fronte.
Per questo non dovrebbe mai mancare, nei genitori, questa domanda: il bene di chi sto cercando? I ragazzi lo capiscono facilmente e reagiscono di conseguenza.

Per la cronaca, il film citato all’inizio è Stelle sulla terra, di Aamir Khan. E di stelle sulla terra se ne accendono ogni giorno a decine, centinaia, migliaia.
Tutte le volte che nasce un essere umano si accende una stella sulla terra. Una stella il cui compito è quello di splendere e dare luce a quella parte di firmamento dove le è toccato di stare; fosse anche l'angolo più nascosto del cielo, esso rimarrebbe al buio se mancasse la luce di quella stella... Non può permettersi di spegnersi.
Eppure di stelle spente anzitempo, oggi, ce ne sono tante, troppe. E il più delle volte esse non si sono spente da sole.
A un educatore - a un genitore, innanzitutto - spetta il compito di mantenere accesa ogni stella che gli viene affidata. E se per caso questa dovesse spegnersi inaspettatamente, non ne cerchi subito la causa nella scarsa qualità della stella o nella società, nel mondo, nella crisi morale e via dicendo. Potrebbe essere troppo comodo per nascondere un’altra verità.
Che si ricordi di quello che succede agli alberi delle isole Salomone...


Articolo pubblicato sul numero di Giugno 2011 di Fogli