L'inizio di una storia è sempre magica. .. quando vieni fulminato "accetti"
tutto... anche i difetti. Non ci pensi nemmeno a ragionarci su. Il problema nasce dopo, quando inizi a razionalizzare tutto... Il tuo ideale non corrisponde alla realtà e così facendo il cuore si contrappone alla ragione.
Di solito vince sempre il cuore, ma quando non si è corrisposti la ragione prende il sopravvento...
Di solito vince sempre il cuore, ma quando non si è corrisposti la ragione prende il sopravvento...
Sono le parole, prese da un forum, di una ragazza che ha
sperimentato personalmente la sensazione indescrivibile che si prova quando si
è innamorati. Una sensazione unica, affascinante, intensa, che quasi sempre
porta con sé un coinvolgimento del cuore così forte da lasciare nell’ombra la ragione. Chi di noi è
stato innamorato almeno una volta nella vita sa bene quanto sia difficile, in
quei momenti, provare a dar retta ai ragionamenti che vengono della nostra testa;
sempre che ci siano, questi ragionamenti, perché spesso è come se la testa
fosse spenta…
Ma che cosa succede quando, inevitabilmente, essa si
riaccende? E, soprattutto, quanto incidono queste dinamiche sul nostro grado di
felicità?
Aristotele scriveva che, se vuole essere felice, l’uomo deve
esercitare in modo eccellente la funzione che gli è propria, ovvero ciò che lo
contraddistingue dagli altri esseri. Viene spontaneo pensare che il filosofo
greco si riferisse alla parte razionale dell’uomo: chi se non solo l’uomo è in
grado di pensare, fare ipotesi, amare consapevolmente, odiare, scrivere poesie,
dipingere un quadro, costruire una cattedrale, scolpire una statua?
Eppure sono proprio le due facoltà che ci dimostrano il
nostro essere “animali razionali”, ossia l’intelligenza e la volontà, che ci portano
a pensare che il nostro agire non è soltanto il frutto di freddi ragionamenti.
Per realizzare il Giudizio universale o la Pietà, infatti, è impensabile che
Michelangelo abbia fatto affidamento solo sulla sua razionalità. I due
capolavori sarebbero stati tali se l’artista toscano non avesse attinto alla
sfera sensibile della sua anima, ai suoi sentimenti e desideri, alle sue
emozioni e passioni? Sarebbe bastata la ragione senza il sentimento?
Probabilmente no.
Conciliare la testa e il cuore però non è facile, soprattutto
in un mondo che sembra abbia deciso di consacrarsi a quello che Michel Lacroix,
in un bellissimo e interessante libro, ha chiamato Il culto dell’emozione.
Leggiamo ancora dal web una “perla di emotività allo stato
puro”: anche io sono d'accordo, al cuor
non si comanda... il cuore ha sempre ragione... e a volte prevale anche sulla
ragione... comunque forse non è sempre giusto seguire il cuore, perché a volte
potrebbe anche portare alla tristezza... ma d'altronde tentar non nuoce, no? E
poi il cuore è il cuore... lui dice sempre la verità!
Quante volte ci siamo trovati a dover mettere d’accordo la
nostra ragione con le emozioni, i sentimenti, le passioni, i desideri che
albergano nel nostro cuore! Quante volte abbiamo avuto come l’impressione di
avere dentro una vera e propria bomba pronta a esplodere da un momento
all’altro! Ricordate la mano che teneva una bomba a forma di cuore sanguinante,
raffigurata sulla copertina di American
Idiot dei Green Day? Mai immagine
è stata più esplicita nel rappresentare il vissuto emotivo di tanti ragazzi.
L’affettività:
emozioni, sentimenti, passioni
Per capire come riuscire a trovare il giusto equilibrio, credo
che sia utile spendere due parole sull’affettività, che è una specie di anello
di congiunzione tra la sfera cognitiva e quella biologica di una persona. I movimenti dell’affettività hanno origine nel nostro
corpo, come reazioni soggettive agli stimoli esterni (l’ambiente e le relazioni
con gli altri) ed interni (in particolare la memoria).
Pensiamo alle reazioni di rossore, pallore, sudorazione,
agitazione motoria, postura, sguardo, tono della voce, gestualità, espressioni
del viso che accompagnano molti dei nostri moti affettivi.
Tra essi individuiamo innanzitutto le emozioni, che di solito sono molto intense, nascono improvvisamente
ed hanno una breve durata: per esempio, pensiamo alla paura che, poco prima di
un’interrogazione, ci fa tremare la voce o ci fa dimenticare quello che
dobbiamo dire.
Troviamo poi i sentimenti,
che sono meno intensi e più duraturi delle emozioni, e che influenzano molto la
nostra vita affettiva ed il modo con cui percepiamo e giudichiamo le cose, le persone,
noi stessi: tra i sentimenti, per esempio, possiamo mettere la simpatia, l’antipatia,
la gelosia, la tenerezza, l’amore (che non è solo un sentimento, però!).
Ed infine ci sono le passioni,
che assomigliano alle emozioni per intensità e ai sentimenti per durata. Se
gestite bene, esse ci permettono di vivere nel migliore dei modi le relazioni
con gli altri e gli impegni della vita, con entusiasmo e convinzione. Basti
pensare a come sia pienamente umano l’amare con passione, il lavorare con
passione, l’essere capaci di soffrire con passione.
Doping emotivo
A questo punto torniamo a chiederci: come fare per riuscire
a orientare questa straordinaria forza interiore che, se governata bene, ci può
aiutare ad esprimere pienamente tutta la nostra potenzialità umana? E
soprattutto, come farlo nonostante i continui stimoli emotivi che, al grido del
“Cogli l’attimo” oraziano, puntano a
far vibrare soltanto le corde del nostro cuore?
Michel Lacroix parla di sovrastimolazione
emotiva a cui siamo sottoposti costantemente, soprattutto da film,
videoclip, fiction e spot pubblicitari, ma non solo: tutto è previsto perché
i suoni ci facciano compagnia. In effetti, se ci pensiamo bene, i nostri
sensi sono costantemente assediati da stimoli sonori che non ci danno tregua, in
metrò, per strada, a casa con la TV, youtube, ipod e via dicendo. Ma anche gli
stimoli visivi ci spingono a cercare emozioni sempre più forti: ascoltare
musica con il dolby surround, possibilmente davanti ad un maxischermo ad
altissima definizione; o ancora, emozionarsi seguendo una gara di Formula1 o di
motoGP attraverso le immagini della telecamera montata sull’auto o sul casco
del pilota.
Lacroix nel suo
libro parla di emozioni shock, contrapponendole alle emozioni-contemplazione.
Paragona le prime all’effetto che ha su di noi un giro sulle montagne russe:
intense, forti, folgoranti, che spingono in modo travolgente a cercarne altre
sempre più forti.
Le seconde, invece
sono emozioni che si iscrivono nella durata, nel tempo. Sono le emozioni che
proviamo quando guardiamo un tramonto, un bel quadro, leggiamo un libro,
ascoltiamo un concerto di musica classica: è più facile elaborarle, gustarle,
farle proprie e trasformarle in sentimenti duraturi.
Ogni uomo ha bisogno
di entrambi i tipi di emozione: che cosa ci succederebbe, per esempio, se
fossimo così apatici da non provare quella paura necessaria per fuggire una
situazione di pericolo? Ci servono entrambe, quindi, ma il mondo odierno ci
fornisce una quantità sproporzionata di emozioni-shock, a scapito di
quelle emozioni che, attraverso la contemplazione, ci permettono di godere il
sapore di relazioni umane profonde e arricchenti.
Il risultato
rischia di essere una vita in cui, paradossalmente, perdiamo ogni sensibilità;
viviamo in uno stato di permanente eccitazione ma non sappiamo più sentire.
Siamo allo stesso tempo sovraeccitati e insensibili: I’ve become so numb,
direbbero i Linkin Park.
La morale dell’attenzione
Eppure una via
d’uscita al bombardamento emotivo e all’aggressività delle emozioni-shock
sembra esserci. E’ quella che ci spinge all’accoglienza, all’attenzione,
all’accettazione dell’altro, al suo ascolto. Costruire una morale
dell’attenzione che si contrappone alla morale dell’utile, della soddisfazione
immediata, dell’interesse personale.
Come fare?
Innanzitutto possiamo
cercare di rafforzare le passioni buone. La nostra è chiamata l’epoca delle
passioni tristi, delle passioni che portano alla morte, fondate sull’utile, sulla
soddisfazione immediata che spesso lascia spazio ad un profondo senso di vuoto.
Ricordate il
discorso appassionato di Roberto Benigni ai suoi studenti in La tigre e la
neve?
Innamoratevi! Se non vi innamorate è tutto morto! Vi
dovete innamorare e diventa tutto vivo… Per trasmettere la felicità bisogna
essere felici. E per trasmettere il dolore bisogna essere… felici. Siate
felici! Dovete patire, stare male, soffrire, non abbiate paura a soffrire,
tutto il mondo soffre!
Benigni fa passare
la felicità dalla sofferenza: sarà un caso che passione e patire derivano dalla
stessa radice latina che indica il verbo soffrire? E la sofferenza non è
forse agli antipodi rispetto ad uno stile di vita impostato sulla ricerca
dell’emozione facile?
Un altro mezzo per
costruire in noi la morale dell’attenzione è la lentezza.
Se ci pensiamo bene, le emozioni-shock uccidono il presente,
proiettandoci verso i piaceri che ci riserva il futuro immediato: sono
impazienti, insaziabili. Lasciamo vivere in noi il presente, rallentiamo il
ritmo della nostra esistenza. Ci
pensiamo a quanto è bella e gratificante l’emozione di un’amicizia che cresce a
poco a poco, di un amore che si sviluppa senza la fretta di bruciare le tappe?
Un ulteriore aiuto
contro lo stordimento emotivo contemporaneo è dato dalla lettura. Nelle
immagini tutta l’informazione è data di colpo. Quando leggiamo, invece, la
rappresentazione mentale viene elaborata progressivamente e questo richiede tempo.
Essa matura lentamente ed è più facile che dia origine a quelle emozioni
profonde, che si metabolizzano nella nostra vita interiore.
In definitiva, si
tratta di riscoprire la bellezza dell’agire disinteressato e gratuito. Per essere
disponibili ed accoglienti nei confronti degli altri, per contemplare il mondo
che ci circonda, bisogna mettere da parte gli scopi utilitari. “A mio
figlio fanno studiare Manzoni, ma a che cosa gli serve, visto che farà
l’ingegnere?” si lamentava il papà
di un liceale…
Forse ci può essere
utile, per concludere, riflettere su questo breve ma significativo racconto.
Un monaco, un
bandito, un pittore, un avaro e un saggio viaggiavano assieme.
Al calar della
notte essi trovarono rifugio in una grotta.
- Che bel
rifugio per dei fuorilegge – esclamò il bandito.
- Il posto è
perfetto per nascondere un tesoro – osservò l’avaro.
- Che bel
soggetto per un quadro questi giochi di luce e di ombre sulle pareti –
sospirò il pittore.
- Il posto è
propizio per la meditazione, qui si potrebbe fare un eremo – suggerì il
monaco.
Il saggio, da parte
sua, pronunciò queste semplici parole:
- Che bella grotta!
- Che bella grotta!
Articolo pubblicato sul numero di dicembre di Dimensioni Nuove
Un pò in ritardo ma...Bravo!
RispondiEliminaBen raccontata la parte dei sentimenti emozioni passioni e anche l'ultimo pezzo è scritto molto bene.
Grazie. Vado migliorando, grazie anche ai tuoi incoraggiamenti ;-)
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