venerdì 21 gennaio 2011

Costruiamo ponti, non barriere

Lettere a un teenager/1

Reduce da un anno di incontri con alcune centinaia di liceali in giro per la Sicilia. Argomento degli incontri, ogni volta, la comunicazione con i genitori.

Un tema caldo, sentito come un macigno da chi, a 15 anni, fa di tutto per mostrare al mondo, ma soprattutto ai suoi, che non è più un ragazzino.

Da un lato la sfida lanciata con tutte le forze del corpo e dello spirito: Io sono ormai grande!

Dall’altro un muro alzato, spesso inconsapevolmente, da chi continua a vederti come il suo bambino e continua a dirti con i fatti più che con le parole che “non hai ancora l’età per fare questo e quello…

E tu soffri. Perché vorresti che i tuoi ti comprendessero e ti ascoltassero di più, si fidassero di te, pensassero che anche loro hanno avuto la tua età, che dessero più importanza ai tuoi problemi e la smettessero di continuare a ripetere “non preoccuparti, è l’età, passerà…

Eh sì, è proprio difficile per un genitore capire il mondo dei propri figli quindicenni. Eppure negli occhi dei ragazzi e delle ragazze che ho incontrato – e forse anche nei tuoi – si leggeva il desiderio di avere un rapporto forte e sincero con i propri cari, nonostante le incomprensioni che sempre ci saranno nella vita. Come fare? – si chiedevano.

Sono sicuro che te lo chiedi anche tu.

Una risposta definitiva e che fosse sempre valida non l’abbiamo trovata, ovviamente; ma forse abbiamo trovato (o meglio riscoperto) il segreto per comunicare tra due mondi che necessariamente sono diversi. E questo segreto sta nell’amore; nell’amore disinteressato; nell’amore di chi si sforza di mettersi nei panni dell’altro per capire il suo mondo; di chi prova a costruire ponti invece di innalzare barriere.

“L’unica cosa di cui mi lamento è che mi chiedono ogni giorno «come è andata a scuola?», perché credo che se mi assillano così è peggio e inutile: glielo dico comunque senza bisogno che me lo chiedono”, diceva una ragazza.
“Dovrebbero cambiare soprattutto loro, perché alla fine anche se io non sono d’accordo sono loro che decidono quello che vogliono”, sosteneva un’altra.

E’ vero, sono i genitori che spesso sbagliano il modo di confrontarsi con te; e sono loro che dovrebbero essere i primi a cambiare il proprio atteggiamento.

Ma hai pensato a quanto tu li puoi aiutare facendo il primo passo? “… glielo dico comunque senza bisogno che me lo chiedono…”


Articolo pubblicato sulla versione online della rivista Familiaria