In
Italia se ne è parlato poco. Non è abituale che sui giornali si scriva di
giovani che pregano. Non se ne parla perche farlo sarebbe politicamente scorretto. Non è di moda.
Non è trendy. E quindi neanche per la Gmg 2011 la stampa italiana è riuscita a descrivere
in tutta la sua meraviglia quello che è successo veramente a Madrid.
Non
sará trendy ma quello che abbiamo visto in Spagna è stato straordinario.
Qualcuno ha parlato di miracolo, di orgoglio cattolico, di suggestione giovanile
di massa. Di questo i giornali hanno
parlato. E anche di polemiche e proteste contro la visita del Papa.
Ma noi
abbiamo vissuto un'altra cosa. Mi
piace scrivere noi, anche se io non
c'ero. Non c’ero fisicamente, ma ero lì col cuore. Mi piace scrivere noi anche se la mia età anagrafica non
mi classifica più come giovane. Un amico, diciottenne, mi diceva che io avrei
potuto partecipare alla Giornata mondiale dei meno-giovani… Scherzava, perché sa che io mi sento più giovane di
tanti ragazzi che dentro sono molto vecchi.
Sta
di fatto che non c’ero. Ma posso permettermi di scrivere lo stesso che noi abbiamo vissuto un'altra cosa
rispetto a quella descritta dai giornali. Non un miracolo ma la gioia di quasi
due milioni di giovani desiderosi di innalzare il cuore a Dio. Non orgoglio
cattolico ma convinzione di essere una grande famiglia spirituale. Non
suggestione emotiva ma preghiera bella e buona.
Preghiera vera, autentica, sincera: il silenzio della veglia al momento
dell'adorazione eucaristica ha fatto più rumore di qualunque altra cosa.
Da
alcuni giorni i ragazzi sono rientrati alla loro vita abituale. Adesso inizia
la parte più bella e difficile della Giornata mondiale della Gioventù.
Bella,
perché i ragazzi sono tornati con il cuore pieno di gioia e con il grande desiderio
di cambiare il mondo.
Difficile,
perché per cambiare il mondo bisogna prima cambiare se stessi.
Ma
una cosa è certa ed i volti gioiosi visti ad agosto a Madrid non lasciano
dubbi: molti giovani potranno guardare al futuro con la speranza di chi sa che
sta camminando al fianco di Colui che ha vinto il mondo. E non è poco.
Articolo pubblicato sul blog della rivista Familiaria
Leggendo l'articolo, quindi del poco o scarso rilievo che la stampa ha dato alla GMG, mi è venuto in mente che il “Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della chiesa “Comunicazione e missione” della Cei ha evidenziato la necessità di formare nelle comunità parrocchiali (e non) “animatori della comunicazione e della cultura” che sappiano conferire spessore culturale alle iniziative della comunità ecclesiale. Nel documento si legge che “in modo particolare sono i giovani oggi a coltivare competenze informatiche, musicali, mass-mediali, artistiche, socioculturali. I nuovi animatori andrebbero individuati in particolare tra di loro. Oltre ad essere sensibili e competenti, i giovani sono spesso più duttili, intraprendenti e disponibili ad avviare esperienze nuove”.
RispondiEliminaIn effetti chi meglio dei giovani e in particolare di coloro che ci sono stati, può raccontarci che non si è trattato di assistere ad un miracolo o di orgoglio cattolico o ancora di una suggestione giovanile di massa? Chi meglio di loro può raccontarci dell’inconto con la speranza viva di Cristo?
E' una delle cose su cui lavorare molto, anche perchè siamo stati avvisati su un difetto che ci porteremo dietro per sempre: "I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce".
RispondiEliminaLa comunicazione da parte dei cristiani è pessima, per non dire penosa. Anche per questo nel mondo sembra che ci sia solo il male.
Quindi, dici bene quando affermi che bisogna puntare sui giovani che saranno i futuri giornalisti.