mercoledì 7 marzo 2012

Il giusto equilibrio


Reduce da un incontro su come educare attraverso i film, tenuto da un esperto sceneggiatore che è anche educatore. Sono convinto che faccia sempre bene confrontarsi, aggiornarsi, pensare. Soprattutto quando da te e dalla tua ricchezza interiore dipende la maturazione di altre persone: è una delle regole-chiave che ogni educatore dovrebbe osservare se vuole lasciare traccia.
Ed in effetti, anche questa volta mi porto a casa un po’ di cibo per la mente: alcune considerazioni fatte dal relatore, che mi piace condividere con voi. Nulla di nuovo, ci tengo a precisarlo. Ma la bravura di un educatore sta proprio nel presentare le idee di sempre in maniera nuova e attraente. Un po’ come una mamma che si diverte – proprio così, si diverte – a preparare per figli e marito i cibi di sempre, ma conditi in maniera ogni volta diversa e magari con un pizzico di fantasia. Ci guadagna lei, che si diverte, appunto; e ci guadagnano anche marito e figli, che mangiano con più gusto.

Ma torniamo alla conferenza. Tra le tante cose che ho ascoltato, una mi è piaciuta particolarmente: l’elenco degli ingredienti che formano un educatore equilibrato. Ne venivano citati quattro: dottrina, affetto, spettacolo, progetto.
Sarà compito di ogni educatore (padre, madre, prof) amalgamarli nella maniera più adatta ad ognuna delle persone che si troverà davanti.
Vediamoli brevemente, uno per uno. Sono solo cenni, spero di tornare su ciascuno di essi nei prossimi articoli.

La dottrina. Chi vuole educare non può improvvisare. Oggi per educare bisogna studiare, aggiornarsi, lo scrivevo all’inizio. E lo ripeto sempre, tutte le volte che faccio un incontro ai genitori. Generare non è solo la conseguenza di un atto fisico; generare significa mettere al mondo un essere a me simile, un essere del mio stesso genere. Un essere che pensa, ama, soffre, gioisce, spera; che è capace di libertà. O meglio, che diventa nel tempo capace di libertà. Per questo per educare ci vuole un’idea a cui ispirarsi, bisogna conoscere l’uomo e le sue potenzialità, è necessario capire come affrontare la sfida educativa che ogni bambino o adolescente ci lancia.
Poi c’è l’affetto, l’amore. Se manca, ogni tentativo di educare è destinato inevitabilmente al fallimento. Educare non è un processo di produzione aziendale, in cui si parte da una materia prima e si arriva al prodotto finito attraverso l’osservanza di regole e istruzioni. L’uomo è libero, ho scritto sopra, e diventa pienamente libero nella misura in cui usa la sua libertà per amare se stesso, gli altri, la vita intera. Un amore che non può nascere e svilupparsi se non lo vede incarnato in chi lo ha generato. Scriveva Natalia Ginzburg: “Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo di riuscir loro [ai figli] di qualche aiuto nella ricerca di una vocazione, avere una vocazione noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione: perché l’amore alla vita genera amore alla vita”.
Al terzo posto, tra gli ingredienti dell’educatore equilibrato, veniva elencato lo spettacolo. Educare è anche giocare, divertirsi assieme, sognare, rischiare. La tristezza non fa parte dell’educazione. Sembra un’affermazione scontata ma quanti adulti dimostrano esattamente il contrario.
Ultimo ma non in ordine di importanza, il progetto. “Non esiste vento a favore per il marinaio che non conosce il porto di arrivo”, scriveva Seneca. Senza un progetto non c’è futuro. Oggi i ragazzi fanno una grande fatica a costruire progetti per la loro vita. Sognano, perché è impossibile vivere senza sogni. Ma non progettano, perché gli adulti hanno loro spento i riflettori che puntano sul futuro. La mancanza di progetti nei ragazzi va di pari passo con la mancanza di adulti significativi nella loro vita. Chi me lo fa fare a impegnarmi, se da grande sarò così?, sembrano dire tanti ragazzi parlando di chi dovrebbe guidarli.

Dottrina, affetto, spettacolo, progetto: gli ingredienti per fare un capolavoro ci sono tutti. Aggiungiamoci il sale della speranza e saremo pronti ad affrontare qualsiasi sfida con la certezza di uscirne sempre vincitori.


Articolo pubblicato sul blog della rivista Familiaria.


2 commenti:

  1. Sono d'accordo! Penso che questa alchimia di elementi nell'educatore si possa realizzare solo se l'educatore stesso si coltiva come persona. Alla fin fine educare è un lavoro naturale per gli esseri umani, deriva dalla natura "storica" dell'umanità, per la quale ogni generazione lascia il mondo alla successiva. L'equilibrio di un buon genitore o un buon insegnante è un "saper vivere" che sa comunicarsi.
    Per dare un tocco antropologico si potrebbe anche dire che la quadripartizione (dottrina, affetto, spettacolo, progetto) può corrispondere (almeno in linea generale) alla divisione che l'antropologia classica fa dell'uomo. intelligenza, volontà, appetito concupiscibile ed appetito irascibile. E quindi alle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, temperanza e fortezza. Ti insegno a pensare, con la chiarezza delle idee e dei concetti, ti insegno ad amare gli altri con l'educazione della volontà, ti insegno a godere in modo equilibrato delle gioie della vita (spettacolo) e a perseguire con costanza un progetto costruttivo, nonostante gli ostacoli che potrai incontrare.

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  2. Grazie Luigi, per la precisazione molto interessante

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