sabato 18 dicembre 2010

La vita è bella nonostante i giornalisti

"Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce". Sembra ovvio, banale, scontato. Eppure per molti non lo è. Sono tutti coloro che si nutrono ogni giorno delle notizie presentate dai nostri giornali e dalle nostre TV.

Tonnellate di spazzatura, spazzatura e ancora spazzatura, come se il mondo fosse solo questo.

Non se ne può più di sentire nominare Avetrana, Sarah Scazzi, Michele e Sabrina Misseri, tutti i giorni e a tutte le ore del giorno.

Perché insistere in maniera squallida su questa triste vicenda? Perché continuare ad alimentare la curiosità morbosa di milioni di italiani? Perché voler conoscere a che ora è avvenuto il delitto, in quale stanza, con quali modalità, con quanta forza? Perchè precisare in quanti minuti si è consumato il delitto o quanto piangeva Sarah al momento in cui la uccidevano?

Perché la casa di Avetrana è diventato il palcoscenico del più macabro quanto squallido reality-show degli ultimi anni?

La risposta è semplice. Perché il giornalismo in Italia si trova nel pieno di una crisi etica senza precedenti e a tutto campo: cronaca, sport, politica. Non importa la verità – quello che dovrebbe essere alla base di ogni intervento giornalistico – ma lo spettacolo, lo stordimento emozionale e, in ultima analisi, la vendita dei giornali o i primi posti nella classifica dell’audience.

Squallore. Squallore italiano, perché all’estero non è così.

Mi permetto di andare oltre: la crisi del giornalismo è una crisi prima di tutto culturale e sociale, è il segno evidente di una crisi di quel pensiero che fa del suo centro la cultura nichilista, la cultura del nulla, la cultura della morte.

Ma noi non ci stiamo a queste regole. Perché la vita è bella, nonostante quello che scrivono i giornali o ci dicono i telegiornali in televisione, dove per ascoltare la prima notizia bella bisogna spesso aspettare non meno di un quarto d’ora dall’inizio del TG.

"Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce", si scriveva all'inizio dell'articolo. Perché siamo convinti che ad Avetrano e in Italia ci sono milioni di zii che amano le loro nipoti; che a Cogne e in Italia ci sono milioni di mamme che darebbero la vita per i propri bimbi; che a Novi Ligure e in Italia ci sono milioni di sorelle che amano i propri fratelli, anche se si divertono a litigare con loro…

Qualcuno dirà che questo è quello che la gente vuole, quello che agli italiani piace leggere o guardare in TV. Forse è vero. Ma la gente si alimenta con quello che le si offre.

Per questo non ci sono scuse per i giornalisti, per lo squallore e la scarsa professionalità di molti di essi.

Serve una nuova generazione di giornalisti, almeno per iniziare a cambiare le cose. Non basta per cambiare il mondo, ma è un buon inizio.

Serve gente che sappia dire, che sappia gridare che la vita è bella. Nonostante i giornalisti.


Articolo pubblicato su www.cogitoetvolo.it

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